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“Mieli di Sicilia”, qualità davanti a tutto. Quando l’hobby diventa un business di successo

Dal sito: “Terra” il multimediale dell’Agricoltura – articolo di: Agata Imbrogiano

A pochi chilometri da Palermo, nel territorio di Termini Imerese, città ricca di storia, d’arte, di cultura e famosa per le terme, sorge l’azienda della famiglia Di Miceli che del miele ne hanno fatto una passione. “Mieli di Sicilia” di Paolo Di Miceli, si trova esattamente nel parco di San Calogero, nella valle del fiume Torto. Qui Paolo insieme alla moglie Maria e alla figlia Martina possiedono circa 350 alveari, con apicoltura stanziale e nomade ricavano, dagli apiari, mieli monoflora di Sulla, Eucaliptus, Melata, Nespolo, Castagno, Cardo, Visnaga e vari Millefiori primaverili ed estivi. Tra le dolci produzioni producono anche la pappa reale, il polline, la propoli grezza e la cera vergine al fine di garantirne la fornitura a famiglie d’api e a sciami di impollinazione per colture in serra.

E’ da trent’anni che si occupa di apicoltura, come spiega a Terrà lo stesso Paolo. “Pratico quest’attività da più di 30 anni, prima era un hobby ma 20 anni fa ho deciso di aprire una azienda a conduzione familiare. Oggi abbiamo due dipendenti per la gestione delle arnie – afferma l’imprenditore -. C’è tanto lavoro da fare e la mia famiglia è al mio fianco. Mia figlia Martina si occupa della confezionatura e del lavoro in laboratorio, scegliendo di seguire me e mia moglie Maria in questa entusiasmante attività”. Paolo definisce le api “esseri viventi prodigiosi e dalle virtù magiche” e ricorda che “con la transumanza rincorrono le fioriture sulle Madonie e sulle diverse province del territorio.

Le attività

I mieli vengono estratti con tecniche artigianali per mantenere le proprietà naturali e l’assoluta integrità del prodotto. In modo particolare, delicata è la fase di estrazione dei mieli che avviene solo dalla centrifugazione dei favi che non subiscono processi termici e di pastorizzazione che ne altererebbero le proprietà naturali. Obiettivo fondamentale per l’azienda è il rispetto dell’ambiente e della biodiversità attraverso gli allevamenti ibridi e la salvaguardia delle api nere siciliane, a rischio d’estinzione.

L’azienda, tra l’altro, collabora con l’Università degli Studi di Palermo ai progetti BeeNet di Rete rurale nazionale per monitoraggio e la sistematica raccolta d’informazioni sullo stato di salute delle famiglie di api tramite rilievi apistico-ambientali e ai progetti con il Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia agraria) nella lotta contro l’uso dei pesticidi e degli inquinanti che minacciano la salute delle api e dell’intero ecosistema. Grazie all’impegno quotidiano di Paolo e ai finanziamenti ricevuti dal Programma di Sviluppo Rurale è stato possibile per il nostro Imprenditore 10 & lode configurare la sua azienda a bassissimo impatto ambientale attraverso il tipo e la quantità di trattamenti effettuati, la filiera produttiva “corta” e l’integrazione con i cicli naturali.

Un momento di un corso di allevamento api

In azienda si organizzano anche corsi di allevamento delle api, di produzione di mieli, pappa reale, propoli e polline, promuovendo attività didattiche con diversi gradi di specializzazione e di approfondimento per scuole di vario livello. “La disponibilità dei nostri mieli – spiega Paolo– dipende dai cicli naturali delle fioriture e dall’andamento stagionale, infatti, non abbiamo contatti con la G.D.O. (Grande Distribuzione Organizzata, ndr) ma distribuiamo i nostri prodotti nelle fiere, nei mercati del territorio, nelle farmacie, nei negozi di nicchia e nelle erboristerie. Siamo orgogliosi di produrre dei mieli premiati a livello nazionale, ma per noi il premio più grande sono i nostri clienti: villeggianti e clienti fissi che spesso arrivano da lontano e hanno da anni un rapporto preferenziale con noi”.

I premi

L’azienda Mieli di Sicilia è aperta al pubblico tutto l’anno e tramite prenotazione è possibile visitare la stessa struttura (alveari compresi), partecipare a degustazioni gratuite e scoprire il magico mondo dell’apicoltura. Ogni anno l’azienda agricola Di Miceli è ai vertici delle classifiche di qualità di miele. E tra i riconoscimenti, l’azienda è presente nella guida Tre gocce d’oro che comprende 249 diversi mieli selezionati e premiati con una, due o tre gocce d’oro al concorso Grandi Mieli d’Italia. Paolo con orgoglio ricorda che “il nostro miele millefiori è stato premiato ricevendo due gocce d’oro”.

Dalla covata al miele

Le api vivono nelle loro casette, le arnie, posizionate in campagna. All’interno di un apiario, invece, ci sono diversi alveari: dieci, venti, cinquanta, cento. Quando arrivano i flussi nettariferi e inizia la primavera, con le grandi fioriture, le api da una popolazione invernale di 30-40 mila esemplari raddoppiano o triplicano il loro numero. Intanto, in questo periodo l’ape regina inizia a deporre una quantità enorme di uova, la covata, da dove nasceranno le api. Nel giro di pochissimo tempo, così, un’arnia arriverà a contenere fino a 100 mila – 120 mila api di cui la maggior parte sono bottinatrici. Il ciclo di incubazione e di sviluppo delle api dal momento della deposizione della covata è di 21 giorni per le api operaie, 24 per i fuchi (api di sesso maschile) e 16 giorni per la nascita dell’ape regina.

Alla nascita l’ape si comporta come un insetto adulto assolvendo, sin da subito, a delle mansioni specifiche all’interno dell’arnia. Non esce fuori poiché non è ancora una bottinatrice e, durante i primi tre giorni di vita, le piccole api fanno le pulizie dell’alveare, puliscono e riscaldano la covata che ha bisogno di temperatura costante fungendo da termoregolatore al fine di salvaguardare la vitalità della covata. Tra il 4° e il 5° giorno si occupano dell’alimentazione delle larve adulte e dal 12° al 17° giorno le api producono la cera, soprattutto nel periodo di importazione di pollini, la quale serve alla costruzione di nuovi favi per far deporre alla regina più colate.

Dal 18° al 21° giorno invece le api diventano guardiane e si posizionano davanti l’alveare a difesa da eventuali pericoli. Dal 22° al 35° l’ape, ormai adulta, esce dall’alveare e va a visitare i fiori. Il nettare che produce si arricchisce di enzimi trasformandosi in miele, il quale viene deposto nelle cellette esagonali (favi) che presentano una leggera inclinazione verso l’alto in modo da non farlo fuoriuscire. “Mi piace definire questa struttura come la migliore struttura di ingegneria avanzata presente in natura – dice l’imprenditore -. Acqua, polline e miele sono la dieta di un’ape adulta”.

L’ape regina

Fino all’Ottocento si pensava fosse un re a comandare l’alveare poiché non si pensava che una regina potesse ricoprire questo ruolo di grande responsabilità. Successivamente, invece, fu certificato il sesso dell’ape a comando dell’alveare. Ma torniamo all’ape regina. Essa si nutre di pappa reale ed è l’unica ad aver sviluppato completamente l’apparato riproduttivo. In ogni arnia c’è una sola ape regina e, a differenza delle api operaie, è l’unica che si può accoppiare con i fuchi e decide se deporre un uovo fecondato che darà vita ad un’ape operaia o non fecondato che vedrà nascere un fuco. Un’ape regina vive in media 5 anni a differenza delle api operaie che vivono appena 40 giorni nel periodo produttivo, mentre in inverno vivono un po’ di più.

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